un metodo di vita più aspro, al quale intento fecero capo al Card. Federico Borromeo. L'arcivescovo, considerate le cose con maturità, lasciando libero a ciascuna professa di continuare il tenore di vita consueto, stabilì nel 1613 che le desiderose di riforma dovessero usar sempre un pagliariccio, indossare il cilicio il giovedì, digiunare a pane ed aqua il venerdì, ed orare in silenzio due volte il giorno per un'ora; nel resto conservare l'antico metodo di vita. Commandò pure che per l'avvenire non si ammettesse alcuna monaca alla professione senza avvisarla delle nuove pratiche, ed ottenerne la dichiarazione d'esser pronta ad osservarle. Nel seguente secolo poi, in conformità degli articoli fondamentali per la sistemazione dei monasteri di monache annessi ad un sovrano dispaccio del 5 di dicembre del 1783, dovette ciascuna monaca corista separatamente ed in iscritto nel termine di 30 giorni dichiarare se voleva adattarsi ad un sistema di vivere che la rendesse utile al publico, sia nell'educare le figlie di civile e nobile condizione, sia co'l tenere scuole gratuite per le fanciulle del popolo, o finalmente coll'insegnare a queste ultime alcuni speciali lavori donneschi conducenti al progresso dell'industria nazionale in fatto di manifatture. Si accontentò tuttavia il governo di destinare su le prime a tale impiego solo un discreto numero di monache, purchè la maggioranza del loro ordine accettasse nell'insieme il nuovo genere di occupazione, quantunque di fatto non fosse obligata ad esercitarlo. Nel caso però che la pluralità delle monache si fosse dichiarata per il vigente istituto, protestando contro qualsiasi cambiamento, i loro monasteri dovevansi supprimere ed anche alcuni ridurre nelle forme che il governo avrebbe ordinato dopo l'esame delle accennate