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cerdote, sicchè, non bastando le cure di lui insieme con quelle del rettore della chiesa parochiale1 per sopperire a tutti i bisogni dell’accresciuta popolazione, la Communità ricorse all’arcivescovo Giovanni Visconti perchè eleggesse un altro sacerdote che co’ primi due sostenesse la cura delle anime. Ciò fu accordalo nel 1343 coll’obligo però al beneficiario di S. Michele tra le altre cose di offrire il 24 di giugno d’ogni anno un cereo di libre tre sopra l’altare di San Gio. Battista, durante la messa solenne, e d’invitare nel giorno di S. Michele il Rettore di S. Giovanni col chierico per celebrarne la festività. La cappellania che già esisteva nella chiesa di S. Michele, fondata da Giovanni Lupi ed accresciuta da Donato Lupi sotto l’invocazione de’ SS. Cosma, Damiano e Bernardino, fu eretta anch’essa in benefizio parochiale. In appresso queste due porzioni curate della chiesa di S. Michele furono dal card. arciv. Federico Borroméo unite con altri canonicati, in guisa che i due preti ad essa preposti avessero a chiamarsi in perpetuo canonici curati coadjutori.
Ma co’ l volgere degli anni la chiesa divenuta troppo angusta per capire tutti i parochiani, ed in parte deperita, i Bustesi stabilirono di atterrarla, e di alzarne un’altra da una sola nave, più ampia e decorosa; al che si diede opera nel 1652 con le oblazioni dei communisti, e coi sudori dei contadini. Così il tempio maestoso che vuolsi disegno di certo Ferrario, fu compiuto nel 1679, salvo la facciata, per ultimare la quale venne concesso nel genajo del 1792 ai fabriceri di prendere a mutuo lire otto mila milanesi. Finalmente nel 1834
- ↑ Così da istrumento del 19 di genaio del 1512, rogato da Tomaso Gallarati notajo cancelliere della Curia arcivescovile.