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stodia, l’archivio. Infatti, dipendendo dalla legge i giudizi e le pene, ne veniva che, dov’essa mancava, mancavano di conseguenza i processi e le pene. Ebbe invero anticamente il nostro borgo statuti proprj e leggi quasi municipali, ma per disgrazia andarono perduti. Il Cronista afferma che dieci anni prima dell’epoca in cui scrisse (1654), frugando nell’armadio dell’archivio locale vi aveva scoperto alcuni statuti scritti con accuratezza sopra pergamena ma poichè in allora poco importavano a’ suoi studj scórsili con l’occhio alla sbadata non se n’era curato, e li aveva di nuovo riposti negli scafali. Avendo però egli pochi anni appresso tolto a scrivere la storia degli Insubri (Historia Insubrum) cui terminò nel dicembre del 1613 dopo cinque anni di lavoro, ritornò all’archivio per consultare quelli statuti, e con sorpresa s’avvide che n’erano stati involati, nè, per quante indagini facesse, potè sapere ove fossero. Epperò chiede scusa al lettore del dover tacere importanti giudizi, e altre notizie su le stesse leggi. Al tempo del Cronista già i giudizj seguivano, e le pene a norma della legge commune, o secondo le Costituzioni e li statuti municipali milanesi e i decreti del Senato1. In generale si può asserire che nelle leggi del borgo nulla mancava che potesse giovare alla retta amministrazione publica; ed erano pene determinate e multe contro coloro che violavano le leggi sia col non intervenire ne’ convocati, sia commettendo furti nei campi, nelle case, e altrove, o recando danni al bestiame.

E qui, per esser giusti, notar si deve che, sebene nel territorio di Busto avessero luogo ne’ tempi andati risse, furti, aggressioni, rapine ed omicidj più che altrove,

  1. Istituito in Milano da Luigi XII re di Francia nel 1499