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terre poi fra Milano e Pavia formavano un altro vicariato, di cui Binasco era il capo luogo (a. 1376), ma non so fin dove si estendesse. Quindi Busto per questa nuova divisione fu suggetto alla giurisdizione del Seprio e della Bulgaria. Se non che, essendo molte le spese e le noje, cui dovevano giornalmente sostenere i Bustesi dinanzi ai giusdicenti di questo vicariato negli affari civili e criminali, il duca di Milano Filippo Maria Visconti, dai borghigiani stessi eccitato, stabilì con decreto del 1.° d’aprile del 14401 (Doc. n.° VII) che il borgo, e la pieve di Olgiale Olona con tutte le terre e cascine poste in essa, dovessero sottostare alla giurisdizione di un podestà che avrebbe fra breve nominato2.
L’officio di tale magistratura, che era la più importante del borgo, consisteva nella giurisdizione civile, e criminale. Poteva costringere i borghigiani a venire in giudizio, liberare i carcerati, ed applicare ai violatori delle leggi qualsivoglia pena pecuniaria e corporale, non esclusa la morte. Se bene il pretore non avesse voto deliberativo nelle adunanze, pure queste non si potevano tenere senza il suo assenso, o di chi ne facesse le veci. Ma, allorchè Busto fu eretto in Contea, il feudatario3 ebbe il diritto di eleggere il pretore, e di confermarlo o rinovarlo alla fine del biennio.
- ↑ Decreto poi confermato da Francesco Sforza nel 22 di marzo del 1451, e di nuovo nel 4 di luglio del 1466 dai duchi Galeazzo Maria Sforza e Bianca Maria sua madre.
- ↑ I primi cenni di podestà rurali incontransi nelle pergamene fin dal principio del secolo XIII. Questo titolo scambiavasi fra noi con quello di pretore, almeno nell’inesatto linguaggio popolare a quasi tutto il secolo XVIII, ed applicavasi promiscuamente alla medesima persona.
- ↑ I feudatarj nelle terre di lor suggezione comandavano sì ai nobili, come ai plebei, ed era uno degli attributi della loro autorità l’emanarvi leggi. Senza il permesso del feudatario nessuno poteva andare a caccia nel territorio di Busto.