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podio. Quindi vanno pe'l borgo cantando e schiamazzando, finché, aumentatasi la turba in numero di 10 a 12, combinano fra loro una festa da ballo quale si conviene a persone rozze e brille. Passano adunque all'osteria di Giuseppe Bianchi, indi a quella di Ambrogio Radice, poscia ad altre per dar principio alla festa, ma da per tutto ricevono una ripulsa. Finalmente hanno ricetto presso l'oste Ganavesi, che ignorando i motivi del tripudio permette loro di ballare sino al segno della ritirata, al battere della quale intima loro di partirsi. Usciti di là, altri si recano alle proprie case, altri continuano lo schiamazzo, sinchè alcuni zelanti del buon ordine disperdono quella turma insolente. La seguente matina fu istituito un corpo scelto di Guardia Communale.

Checchè siasi divulgato in odio degli abitanti di Busto e rappresentato alla sovranità, questo e non altro fu il fatto pe'l quale furono imputati nove borghigiani d'avere perturbata la publica tranquillità, e costretti a scolparsi dinanzi ad una commissione militare1. Difesi dalla robusta e splendida parola dell'avvocato Cesare Turati, furono tutti assolti, e nella riportata favorevole sentenza i rappresentanti del borgo poterono esibire al publico, inalzare al trono, e tramandare alla posterità un solenne documento della loro irreprensibile condutta2. Cosi fu avviata la conciliazione del Commune di Busto co'l Governo, e preparata la via ad ottenere dalla clemenza sovrana la revoca del decreto del 18 di novembre, co’l quale il vicerè Eugenio Napoleone aveva ordinato si spedisse in Busto un distaccamento di

  1. Tenuta in una sala della casa ora di proprietà del dott. fisico Carlo Tosi.
  2. Questa Difesa fu allora stampata in Milano presso il Pulini, ma li esemplari di essa sono oggidì rarissimi.