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nocente o sedutta dalle antiche radunanze contro i Francesi e dall'affettata indolenza de'maggiori. Il pretore in seguito fraternizza con alcuni ricchi del paese e spaventa li altri a segno, che da 400 famiglie infelici emigrano dalla patria. Il gen. Kilmaine commandante della Lombardia ha quindi spedito in Busto una commissione, la quale, rilevata la natura, i principj e le conseguenze del fatto, proclama un perdono generale a tutto quel Commune e procede contro i rei o correi, obligandoli ad una multa equivalente al cambio di 19 prigionieri francesi, da destinarsi all'ospedale de'feriti esistente nella Certosa di Pavia. Questa multa non ha oltrepassato la somma di 8,500 lire che è stata ripartita persino su'l pretore medesimo con la massima imparzialità. Il metodo di questa operazione ha talmente sorpreso il popolo, che si è visto come rigenerare da'suoi pregiudizj nell'amore di libertà e nel patriotismo. Tutti hanno applaudito ai principj della Republica francese, cui prima non conoscevano o disprezzavano per la perfidia o negligenza di molti, e nella sera del giudizio pronunziato, il popolo, fra i suoni degli istrumenti e fra i sentimenti di gioja, gridò: “Viva la giustizia, viva l’uguaglianza„.

Come facilmente succede ad ogni mutar di signoria, altro simigliante disordine ebbe luogo il 7 di dicembre del 1813 che fu una domenica.

Alle sei pomeridiane di quest'infausto giorno due incauti provenienti da Milano annunciano lo spavento ch'erasi colà sparso per il temuto imminente arrivo delle truppe tedesche. All'annuncio di questa notizia alcuni individui suggetti alla sorveglianza della polizia, ebri pe'l vino tracannato in quel giorno, mal calcolando le conseguenze di un'invasione nemica, osano manifestarne tri-