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Francesi appiccarono altresì il fuoco a Gallarate; in appresso vennero a Busto nella vigilia di S. Protaso e Gervaso, e nello stesso dì seguente, e perchè non facessero oltraggio alle persone, furono dati loro cinquanta scudi ogni volta.
A porre un argine a tale invasione i Bustesi fecero tosto erigere a tutte le porte del borgo forti trincee, non che allo sbocco di tutte le vie principali, che avessero communicazione coll'abitato, sicché non vi si poteva correre nè a piedi, né a cavallo. Alla Porta di Piscina formarono una mezzaluna atta a resistere alle più gagliarde artiglierie. Pochi giorni dopo ritornarono i Francesi a Busto, ma non vi poterono entrare, nè fermarsi, perchè al battere della campana a martello furono inseguiti da molti archibugieri della guardia di Piscina per un millio.
Tutti li uomini di Busto abili a portar le armi ogni giorno si assumevano trenta per volta a far la guardia alle porte, cosicchè quell'officio toccava a ciascuno una volta ogni quattro giorni. Tenevasi di più un corpo di guardia alla piazza con sentinelle sui campanili, e trenta cavalli e trenta fantaccini per esplorare le strade.
Nel giorno di S. Pietro le monache di Gallarate, che erano sessantaquattro, comprese le converse, per paura de'Francesi si ripararono a Busto nel monastero di S. Maria Maddalena, vi dimorarono sino al 26 di luglio, indi ritornarono a Gallarate accompagnate dal prevosto e da parte del clero.
Anche il conte Marliano feudatario nel 1638 raccolse in Busto un corpo di cento giovani, liberando tutti coloro che avevano querele e imputazioni presso il suo officio, di modo che alle circostanti campagne scarseggiavano le braccia degli agricultori.
Se bene fossero svaniti i timori della peste, pure