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strato il Mondo, e sete accopiata in nodo di matrimonio col più degno Regnante, che maneggi Scettro. Ma queste sono picciole stille del vastissimo Mare del vostro merito, e delle vostre grandezze, ond’io, timida d’ingolfarmi in così profondo Pelago col debil legnetto del mio rozo discorso, lascierò che per me esclami eternamente nelle bocche di tutti gli huomini la Fama. E che saprebbe dire d’un’infinità di sourahumane conditioni vna pẽna inerudita gui-da-


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