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90 | rime | (167) |
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La morte, Amor, del mie medesmo loco,
del qual, già nudo, trïonfar solevi
non che con l’arco e co’ pungenti strali,
ti scaccia e sprezza, e col fier ghiaccio il foco
tuo dolce ammorza, c’ha dì corti e brevi.5
In ogni cor veril men di le’ vali;
e se ben porti l’ali,
con esse mi giugnesti, or fuggi e temi,
c’ogni età verde è schifa a’ giorni stremi.
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Perché ’l mezzo di me che dal ciel viene
a quel con gran desir ritorna e vola,
restando in una sola
di beltà donna, e ghiaccio ardendo in lei,
in duo parte mi tiene5
contrarie sì, che l’una all’altra invola
il ben che non diviso aver devrei.
Ma se già ma’ costei
cangia ’l suo stile, e c’a l’un mezzo manchi
il ciel, quel mentre c’a le’ grato sia,10
e’ mie sì sparsi e stanchi
pensier fien tutti in quella donna mia;
e se ’lor che m’è pia,
l’alma il ciel caccia, almen quel tempo spero
non più mezz’esser, ma suo tutto intero.15