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(158) rime 85


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     Pietosa e dolce aita
tuo, donna, teco insieme,
per le mie parte streme
spargon dal cor gli spirti della vita,
onde l’alma, impedita5
del suo natural corso
pel subito gioir, da me diparti.
Po’ l’aspra tuo partita,
per mie mortal soccorso,
tornan superchi al cor gli spirti sparti.10
S’a me veggio tornarti,
dal cor di nuovo dipartir gli sento;
onde d’equal tormento
e l’aita e l’offesa mortal veggio:
el mezzo, a chi troppo ama, è sempre il peggio.15


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     Amor, la morte a forza
del pensier par mi scacci,
e con tal grazia impacci
l’alma che, senza, sarie più contenta.
Caduto è ’l frutto e secca è già la scorza,5
e quel, già dolce, amaro or par ch’i’ senta;
anzi, sol mi tormenta,
nell’ultim’ore e corte,
infinito piacere in breve spazio.
Sì, tal mercé, spaventa10
tuo pietà tardi e forte,
c’al corpo è morte, e al diletto strazio;
ond’io pur ti ringrazio
in questa età: ché s’i’ muoio in tal sorte,
tu ’l fai più con mercé che con la morte.15