Pagina:Buonarroti, Michelangelo – Rime, 1960 – BEIC 1775670.djvu/84

78 rime (144)

tanto più serra il foco
in picciol tempo a mie più danno e strazio:
c’aita il ciel non presta5
contr’al vecchio uso in così breve spazio.
Pur poi che non se’ sazio
del foco circumscritto,
in cui pietra non serva suo natura
non c’un cor, ti ringrazio,10
Amor, se ’l manco invitto
in chiuso foco alcun tempo non dura.
Mie peggio è mie ventura,
perché la vita all’arme che tu porti
cara non m’è, s’almen perdoni a’ morti.15


144

 
     Passo inanzi a me stesso
con alto e buon concetto,
e ’l tempo gli prometto
c’aver non deggio. O pensier vano e stolto!
Ché con la morte appresso5
perdo ’l presente, e l’avvenir m’è tolto;
e d’un leggiadro volto
ardo e spero sanar, che morto viva
negli anni ove la vita non arriva.


145

 
     Se costei gode e tu solo, Amor, vivi
de’ nostri pianti, e s’io, come te, soglio
di lacrime e cordoglio
e d’un ghiaccio nutrir la vita mia;
dunche, di vita privi5
saremo da mercé di donna pia.