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(129) rime 71

con più tenaci tempre5
d’un cor gentil faria spietate pruove.
Ma perché l’alma altrove
per morte e grazia al fin gioire spera,
chi non può non morir gli è ’l timor caro
al qual ogni altro cede.10
Né contro all’alte e nuove
bellezze in donna altera
ha forza altro riparo
che schivi suo disdegno o suo mercede.
Io giuro a chi nol crede,15
che da costei, che del mio pianger ride,
sol mi difende e scampa chi m’uccide.


129

 
     Da maggior luce e da più chiara stella
la notte il ciel le sue da lunge accende:
te sol presso a te rende
ognor più bella ogni cosa men bella.
Qual cor più questa o quella5
a pietà muove o sprona,
c’ognor chi arde almen non s’agghiacc’egli?
Chi, senza aver, ti dona
vaga e gentil persona
e ’l volto e gli occhi e ’ biondi e be’ capegli.10
Dunche, contr’a te quegli
ben fuggi e me con essi,
se ’l bello infra ’ non begli
beltà cresce a se stessi.
Donna, ma s’ tu rendessi15
quel che t’ha dato il ciel, c’a noi l’ha tolto,
sarie più ’l nostro, e men bello il tuo volto.