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(125) | rime | 69 |
Però fate ch’i’ stia15
col mie duol vivo, per men vostro danno;
e se più bella al mie mal maggior siete,
l’alma n’ha ben più quiete:
c’un gran piacer sopporta un grande affanno.
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Questa mie donna è sì pronta e ardita,
c’allor che la m’ancide ogni mie bene
cogli occhi mi promette, e parte tiene
il crudel ferro dentro a la ferita.
E così morte e vita,5
contrarie, insieme in un picciol momento
dentro a l’anima sento;
ma la grazia il tormento
da me discaccia per più lunga pruova:
c’assai più nuoce il mal che ’l ben non giova.10
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Tanto di sé promette
donna pietosa e bella,
c’ancor mirando quella
sarie qual fu’ per tempo, or vecchio e tardi.
Ma perc’ognor si mette5
morte invidiosa e fella
fra ’ mie dolenti e ’ suo pietosi sguardi,
solo convien ch’i’ ardi
quel picciol tempo che ’l suo volto oblio.
Ma poi che ’l pensier rio10
pur la ritorna al consueto loco,
dal suo fier ghiaccio è spento il dolce foco.