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64 rime (109)

s’adira e parte da l’un zoppo Amore;
né può far forza che di me gl’incresca,
quand’in un gentil core
entra di foco, e d’acqua par che n’esca.


114

 
     Ben vinci ogni durezza
cogli occhi tuo, com’ogni luce ancora;
ché, s’alcun d’allegrezza avvien che mora,
allor sarebbe l’ora
che gran pietà comanda a gran bellezza.5
E se nel foco avvezza
non fusse l’alma, già morto sarei
alle promesse de’ tuo primi sguardi,
ove non fur ma’ tardi
gl’ingordi mie nimici, anz’occhi mei;10
né doler mi potrei
di questo non poter, che non è teco.
Bellezza e grazia equalmente infinita,
dove più porgi aita,
men puoi non tor la vita,15
né puoi non far chiunche tu miri cieco.


115

 
     Lezi, vezzi, carezze, or, feste e perle,
chi potria ma’ vederle
cogli atti suo divin l’uman lavoro,
ove l’argento e l’oro
da le’ riceve o duplica suo luce?5
Ogni gemma più luce
dagli occhi suo che da propia virtute.