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62 rime (109)


109

 
     Non sempre a tutti è sì pregiato e caro
quel che ’l senso contenta,
c’un sol non sia che ’l senta,
se ben par dolce, pessimo e amaro.
Il buon gusto è sì raro5
c’al vulgo errante cede
in vista, allor che dentro di sé gode.
Così, perdendo, imparo
quel che di fuor non vede
chi l’alma ha trista, e ’ suo sospir non ode.10
El mondo è cieco e di suo gradi o lode
più giova a chi più scarso esser ne vuole,
come sferza che ’nsegna e parte duole.


110

 
     Io dico a voi c’al mondo avete dato
l’anima e ’l corpo e lo spirto ’nsïeme:
in questa cassa oscura è ’l vostro lato.


111

 
     S’egli è, donna, che puoi
come cosa mortal, benché sia diva
di beltà, c’ancor viva
e mangi e dorma e parli qui fra noi,
a non seguirti poi,5
cessato il dubbio, tuo grazia e mercede,
qual pena a tal peccato degna fora?
Ché alcun ne’ pensier suoi,
co’ l’occhio che non vede,