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(104) | rime | 59 |
O ombra del morir, per cui si ferma
ogni miseria a l’alma, al cor nemica,10
ultimo delli afflitti e buon rimedio;
tu rendi sana nostra carn’ inferma,
rasciughi i pianti e posi ogni fatica,
e furi a chi ben vive ogn’ira e tedio.
103
Ogni van chiuso, ogni coperto loco,
quantunche ogni materia circumscrive,
serba la notte, quando il giorno vive,
contro al solar suo luminoso gioco.
E s’ella è vinta pur da fiamma o foco,5
da lei dal sol son discacciate e prive
con più vil cosa ancor sue specie dive,
tal c’ogni verme assai ne rompe o poco.
Quel che resta scoperto al sol, che ferve
per mille vari semi e mille piante,10
il fier bifolco con l’aratro assale;
ma l’ombra sol a piantar l’uomo serve.
Dunche, le notti più ch’e’ dì son sante,
quanto l’uom più d’ogni altro frutto vale.
104
Colui che fece, e non di cosa alcuna,
il tempo, che non era anzi a nessuno,
ne fe’ d’un due e diè ’l sol alto all’uno,
all’altro assai più presso diè la luna.
Onde ’l caso, la sorte e la fortuna5
in un momento nacquer di ciascuno;
e a me consegnaro il tempo bruno,
come a simil nel parto e nella cuna.