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52 | rime | (89) |
Unico spirto e da me solo inteso,5
che non ha morte e morte altrui procaccia,
veggio e truovo chi, sciolto, ’l cor m’allaccia,
e da chi giova sol mi sento offeso.
Com’esser può, signor, che d’un bel volto
ne porti ’l mio così contrari effetti,10
se mal può chi non gli ha donar altrui?
Onde al mio viver lieto, che m’ha tolto,
fa forse come ’l sol, se nol permetti,
che scalda ’l mondo e non è caldo lui.
89
Veggio co’ be’ vostr’occhi un dolce lume
che co’ mie ciechi già veder non posso;
porto co’ vostri piedi un pondo addosso,
che de’ mie zoppi non è già costume.
Volo con le vostr’ale senza piume;5
col vostro ingegno al ciel sempre son mosso;
dal vostro arbitrio son pallido e rosso,
freddo al sol, caldo alle più fredde brume.
Nel voler vostro è sol la voglia mia,
i miei pensier nel vostro cor si fanno,10
nel vostro fiato son le mie parole.
Come luna da sé sol par ch’io sia,
ché gli occhi nostri in ciel veder non sanno
se non quel tanto che n’accende il sole.
90
I’ mi son caro assai più ch’i’ non soglio;
poi ch’i’ t’ebbi nel cor più di me vaglio,
come pietra c’aggiuntovi l’intaglio
è di più pregio che ’l suo primo scoglio.