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484 NOTA FILOLOGICA

di M., sono state a loro volta numerate, a cura degli stessi copisti, in cifre arabe disposte a sinistra del primo verso di ciascun compo- nimento: questi numeri vanno dall’, al 4o e dal 72 all'89!. Alla prima mano, che è quella di Donato Giannotti, sono dovute le poe- sie 7-30, dal f. 1a al f. XIVb; in calce alla poesia n. 35 il Giannotti ha scritto ‘ Telos '; ciononostante egli ha copiato anche la poesia n. 36. Alla seconda mano, che è quella di Luigi del Riccio, è do- vuta la poesia n. 37, vv. I-II, nel f. XIVb; e ad essa appartengono anche, nel f. XVb, le parole ‘ Anchor che ’1 cor’, appartenenti al v. I della poesia che nel cod. Riccio reca il n. 41. Alla terza mano, che, come appare anche dal cod. Riccio, è di un calligrafo al servizio del Riccio, si devono le poesie dal n. 37 v. 12 al n. 40, nei ff. XIVb- XVb. Qui la serie numerata delle copie s’interrompe, riprendendo, nel f. successivo, col n. 72 e continuando progressivamente fino al n. 89, nel f. XXIIa, ad opera di un quarto sconosciuto copista, non cal- ligrafo. Che l'evidente lacuna nella serie delle copie esistesse già prima della compilazione del cod. è dimostrato dal fatto che ad essa non corrisponde una lacuna analoga nella numerazione romana delle carte del volume. Questa prima parte del cod., non autografa, vien designata con la sigla Vc (copia vaticana).

Dal f. XXIIb in avanti, il cod. contiene autografi di M. disposti senza ordine, spesso su ambedue le facce dei ff. Sono quasi tutti autografi di poesie: parte in bella copia, spesso recanti in alto, a sinistra del primo verso, un tratto di penna obliquo, e, sotto, una cifra araba di ignota mano e di cui non sì capisce il significato; in parte minute e abbozzi. Ma nei ff. LXXVIIb, XCVb, XCVIab, XCVIIa, XCVIIIa si leggono anche lettere e frammenti di lettere di M., e nei ff. CIIb-CIIIb una ricetta per il mal d’occhi. Parecchie carte recano inoltre schizzi a matita o a penna, disposti rispetto alle scritture in modo da rivelare d'esser stati messi sulla carta quasi sempre prima di queste (cfr. Arch. Vat.). Questa seconda parte, au- tografa, del cod. Vaticano, vien designata con la sigla V.

Il presente codice raccoglie le poesie scritte in Roma tra il 1534 ed il 1563. Non è però da escludere che alcune di esse siano versioni recenti di poesie nate a Roma o a Firenze negli anni precedenti il 1534. La stesura della maggior parte di esse appartiene ad ogni modo agli anni dei '4o e specialmente al periodo intorno al 1546, allorché, come ebbe a scoprire il Frey, M. si accinse, con la collabo-

11 numeri in corsivo si riferiscono alla numerazione originale del Riccio.