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34 | rime | (65) |
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In quel medesmo tempo ch’io v’adoro,
la memoria del mie stato infelice
nel pensier mi ritorna, e piange e dice:
ben ama chi ben arde, ov’io dimoro.
Però che scudo fo di tutti loro...5
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Forse perché d’altrui pietà mi vegna,
perché dell’altrui colpe più non rida,
nel mie propio valor, senz’altra guida,
caduta è l’alma che fu già sì degna.
Né so qual militar sott’altra insegna5
non che da vincer, da campar più fida,
sie che ’l tumulto dell’avverse strida
non pèra, ove ’l poter tuo non sostegna.
O carne, o sangue, o legno, o doglia strema,
giusto per vo’ si facci el mie peccato,10
di ch’i’ pur nacqui, e tal fu ’l padre mio.
Tu sol se’ buon; la tuo pietà suprema
soccorra al mie preditto iniquo stato,
sì presso a morte e sì lontan da Dio.
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Nuovo piacere e di maggiore stima
veder l’ardite capre sopr’un sasso
montar, pascendo or questa or quella cima,
e ’l mastro lor, con aspre note, al basso,
sfogare el cor colla suo rozza rima,5
sonando or fermo, e or con lento passo,