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32 | rime | (61) |
Se vera è la speranza che mi dai,5
se vero è ’l gran desio che m’è concesso,
rompasi il mur fra l’uno e l’altra messo,
ché doppia forza hann’ i celati guai.
S’i’ amo sol di te, signor mie caro,
quel che di te più ami, non ti sdegni,10
ché l’un dell’altro spirto s’innamora.
Quel che nel tuo bel volto bramo e ’mparo,
e mal compres’ è dagli umani ingegni,
chi ’l vuol saper convien che prima mora.
61
S’i’ avessi creduto al primo sguardo
di quest’alma fenice al caldo sole
rinnovarmi per foco, come suole
nell’ultima vecchiezza, ond’io tutt’ardo,
qual più veloce cervio o lince o pardo5
segue ’l suo bene e fugge quel che dole,
agli atti, al riso, all’oneste parole
sarie cors’anzi, ond’or son presto e tardo.
Ma perché più dolermi, po’ ch’i’ veggio
negli occhi di quest’angel lieto e solo10
mie pace, mie riposo e mie salute?
Forse che prima sarie stato il peggio
vederlo, udirlo, s’or di pari a volo
seco m’impenna a seguir suo virtute.
62
Sol pur col foco il fabbro il ferro stende
al concetto suo caro e bel lavoro,
né senza foco alcuno artista l’oro
al sommo grado suo raffina e rende;