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28 rime (54)

se po’ ti veggo, mi s’appicca addosso,35
come suole il mangiar far al digiuno;

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com’altri il ventre di votar si muore,
ch’è più ’l conforto, po’ che pri’ è ’l dolore.40
  E non mi passa tra le mani un giorno
ch’i’ non la vegga o senta con la mente;
né scaldar ma’ si può fornace o forno
c’a’ mie sospir non fussi più rovente;
e quando avvien ch’i’ l’abbi un po’ dintorno,45
sfavillo come ferro in foco ardente;
e tanto vorre’ dir, s’ella m’aspetta,
ch’i’ dico men che quand’i’ non ho fretta.
  S’avvien che la mi rida pure un poco
o mi saluti in mezzo della via,50
mi levo come polvere dal foco
o di bombarda o d’altra artiglieria;
se mi domanda, subito m’affioco,
perdo la voce e la risposta mia,
e subito s’arrende il gran desio,55
e la speranza cede al poter mio.
  I’ sento in me non so che grand’amore,
che quasi arrivere’ ’nsino alle stelle;
e quando alcuna volta il vo trar fore,
non ho buco sì grande nella pelle60
che nol faccia, a uscirne, assa’ minore
parere, e le mie cose assai men belle:
c’amore o forza el dirne è grazia sola;
e men ne dice chi più alto vola.
  I’ vo pensando al mie viver di prima,65
inanzi ch’i’ t’amassi, com’egli era:
di me non fu ma’ chi facesse stima,
perdendo ogni dì il tempo insino a sera;
forse pensavo di cantare in rima
o di ritrarmi da ogni altra schiera?70