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328 APPARATO (147)

lettera del pronome potrebbe essere tanto una ‘u’ quanto una ‘n’ - G, F: fra noi - Gotti: fra voi; v. II, Gotti: sareste; v. 16, Gotti: giunga; v. 19, R: perdono porta.

I due madrigali sono stati raccolti dal Riccio sotto un unico numero della serie delle poesie destinate alla stampa perché in realtà si completano. In I M. propone una questione ad Amore; in II è la risposta di Amore. Tuttavia essi potrebbero leggersi anche indipendentemente l’uno dall’altro, e come tali, secondo quanto con- gettura F, sarebbero stati musicati dall’Arcadelt in due tempi diversi, prima II e poi I. In realtà si può stabilire solo questo: 1) da un biglietto di M. al Riccio, non datato, ma del 1542: ‘Questo mandai più tempo fa a Fiorenza; ora perché l’ò rifacto più al proposito, uelo mando, acciò che piacendoui lo diate al fuoco, cioè a quello che m’arde. Se wi piace, fatelo scriuer bene e datelo a quelle corde che legan gl’'uomini senza discretione, ecc.’ (Mil., p. 474) — si può supporre che uno dei due mad. sia stato inviato a Firenze al Fattucci per soddisfare al desiderio da que- sti manifestato in una lettera a M. del 16 maggio 1538 (cfr. F. Reg. 80) di avere ‘qualche madrigale dell’Artista ’; l’invio può essere avvenuto nello stesso anno 1538. quindi, ‘ più tempo’ prima del 1542; in questo anno M. scrive una seconda reda- zione della poesia e la manda al Riccio perché la passi al Cavalieri e magari ne faccia una bella copia per l’Arcadelt — ‘quelle corde che legan gli uomini senza discretione '; 2) da queste ultime parole è lecito dedurre che l’Olandese avesse già musicato un altro componimento di M.; e poiché non s'ha notizia che ne abbia musicati altri all'infuori di questi due, quest'altro componimento musicato in pre- cedenza dev'essere uno dei due, ma non è dato sapere se si tratti di I o di II; 3) un altro biglietto di M. al Riccio, qui al n. 93, potrebbe riferirsi tanto al primo, quanto al secondo madrigale, sì che non si può stabilire se sia di data anteriore o posteriore al biglietto pubbl. dal Mil., p. 474. Non è però neppure da escludere l'ipotesi che con le parole ‘questo mandai’ e ‘il canto d'Arcadente’ M. si riferisca all'insieme dei due componimenti. G li dà separati, e al secondo, cui appone il titolo arbitrario: « Michelangelo e un Fiorentino » attribuisce un significato politico. Il Fio- rentino — « qualcuno potrebbe riconoscervi Filippo Strozzi » (G) — parlerebbe a nome dei più ricchi e potenti cittadini di Firenze, esprimendo il timore che ci si debba aspettare ogni danno dalla tirannide di Cosimo (vv. 1-2); M. risponderebbe, nei vv. 3-6, affermando che, dopo aver ricevuto tanti torti, gli avversari del Principe avranno almeno giusti motivi per prendere le loro vendette; ribatterebbe infine il Fiorentino nei versi successivi, che il soccorso giungerà troppo tardi per gli infelici cittadini che da tanto tempo lo attendono, 2 che, d'altra parte, ritornato a Firenze, egli si vendicherà come si vendicano gli uomini nobili e generosi, cioè perdonando. È wun'interpretazione priva di qualsiasi fondamento, ottenuta forzando il senso delle parole per farle servire ad un dialogo che rimarrebbe tuttavia privo di senso logico. F, lungi dal confutare « ampiamente » come ritiene il Piccoli (ed. cit., p. 145), l’in- terpretazione di G, la dà come certa. Accolta, da G, la erronea lezione ‘noi’ nel v. 9, anch'egli rompe il rapporto dialogico tra I e II: «Das erste gehòrt wohl zu den Liedern auf die donna bella e crudele; das zweite, dessen Inhalt schon Michelangiolos' Zeitgenossen nicht ganz verstiindlich war [var. voi bei Arcadelt], zu den politischen. Der Dichter unterhàlt sich mit einem Florentiner Verbannten in Rom », che non può essere, come già aveva dubitato G, Filippo Strozzi, bensì Donato Giannotti. Nel mad., infatti, M. esprimerebbe «in anderer Form und in anderem Zusammenhinge » lo stesso pensiero che il Giannotti gli fa esprimere nel secondo dei due Dialogi (pp. 96-97), cioè: « Die jetzige Verfassung in Florenz, also Cosimo's Principat, sei anzuerkennen oder wenigstens zu toleriren, keinesfalls aber