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(147) APPARATO 327

a chi brama e desia, 10 e data a gente stolta?

De, falla un’altra volta

pietosa dentro e sì bructa di fuori,

c'a me dispiaccia, e di me s’innamori.

1 di beltà

V

Come IV, ad eccezione dei seguenti versi: v. 6 omicidio è, c’a morte v. 10 a chi gusta

Key 0, G, Pr 40. III a), è): F li colloca erroneamente nell’apparato variantistico del n. 263. II-V: 1546; cfr. la nota al n. 112.

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(I) Deh dimmi, o Amore, se l'anima di costei fosse pietosa quanto è bello il suo volto, chi sarebbe così stolto da now privarsi dellà pro: pria libertà per darsi a lei? Ed io che potrgi fare, s'ella mi fosse amica, se non servirla e amarla, dal momento che, pur avendola nemica, l'amo già più di quanto non dovrei se ella mi ricambiasse?

(II) O potenti dei, io dico che a voi uomini conviene sopportare ogni avversità. Solo dopo morte potrete ‘sifarvi di mille ingiurie e torti ricevuti: così tu potrai prenderti giusta vendetta di lei, che t'amerà come tu ora l'ami. Ma ahimè, quanto infelice è chi attende ch'io giunga a confortarlo così tardi! Del resto, se ben guardi, un cuore generoso, altero e nobile perdona a chi l'ha offeso e lo ama ugualmente.

AB XIII parte VII f. 5 (di mano del Riccio); R ff. 26b, 272; Dialogi di Donato Giannotti, p. 44 (solo 1); Varchi p. 45 (solo 1); G pp. 48, 107; Gotti, II, pp. r1o sgg.; F p. 170 (CIX, 64). — T = XIII.

I: v. 2, XIII: fosse; v. 4, R, Dialogi: togliesse et desse; v. 5, Dialogi: se più - Gotti: Or io; v. 6, XII: foss. II: v. 9, XIII: ‘fra uoi’, così ricostruisco perché il f. è bucato in questo punto, forse a causa di una canc. del Riccio, pro- babilmente incerto tra ‘uoi’ e ‘noi’; la stessa incertezza è in R, ove la prima