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(42) | rime | 21 |
40
Quand’Amor lieto al ciel levarmi è volto
cogli occhi di costei, anzi col sole,
con breve riso ciò che preme e dole
del cor mi caccia, e mettevi ’l suo volto;
e s’i’ durassi in tale stato molto,5
l’alma, che sol di me lagnar si vole,
avendo seco là dove star suole,
. . . . . . . . . . .
41
Spirto ben nato, in cu’ si specchia e vede
nelle tuo belle membra oneste e care
quante natura e ’l ciel tra no’ può fare,
quand’a null’altra suo bell’opra cede:
spirto leggiadro, in cui si spera e crede5
dentro, come di fuor nel viso appare,
amor, pietà, mercè, cose sì rare,
che ma’ furn’in beltà con tanta fede:
l’amor mi prende e la beltà mi lega;
la pietà, la mercè con dolci sguardi10
ferma speranz’ al cor par che ne doni.
Qual uso o qual governo al mondo niega,
qual crudeltà per tempo o qual più tardi,
c’a sì bell’opra morte non perdoni?
42
Dimmi di grazia, Amor, se gli occhi mei
veggono ’l ver della beltà c’aspiro,
o s’io l’ho dentro allor che, dov’io miro,
veggio scolpito el viso di costei.