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(276) | rime | 131 |
274
Deh fammiti vedere in ogni loco!
Se da mortal bellezza arder mi sento,
appresso al tuo mi sarà foco ispento,
e io nel tuo sarò, com’ero, in foco.
Signor mie caro, i’ te sol chiamo e ’nvoco5
contr’a l’inutil mie cieco tormento:
tu sol puo’ rinnovarmi fuora e drento
le voglie e ’l senno e ’l valor lento e poco.
Tu desti al tempo, Amor, quest’alma diva
e ’n questa spoglia ancor fragil e stanca10
l’incarcerasti, e con fiero destino.
Che poss’io altro che così non viva?
Ogni ben senza te, Signor, mi manca;
il cangiar sorte è sol poter divino.
275
Dagli alti monti e d’una gran ruina,
ascoso e circunscritto d’un gran sasso,
discesi a discoprirmi in questo basso,
contr’a mie voglia, in tal lapedicina.
Quand’el sol nacqui, e da chi il ciel destina,5
. . . . . . . . . . . . .
276
Passa per gli occhi al core in un momento
qualunche obbietto di beltà lor sia,
e per sì larga e sì capace via
c’a mille non si chiude, non c’a cento,