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(271) rime 129

di foco e speme; e non già cosa umana
mi par, mi dice, amar...


269

 
  Or d’un fier ghiaccio, or d’un ardente foco,
or d’anni o guai, or di vergogna armato,
l’avvenir nel passato
specchio con trista e dolorosa speme;
e ’l ben, per durar poco,5
sento non men che ’l mal m’affligge e preme.
Alla buona, alla rie fortuna insieme,
di me già stanche, ognor chieggio perdono:
e veggio ben che della vita sono
ventura e grazia l’ore brieve e corte,10
se la miseria medica la morte.


270

 
     Tu mi da’ di quel c’ognor t’avanza
e vuo’ da me le cose che non sono.


271

 
     Di te con teco, Amor, molt’anni sono
nutrito ho l’alma e, se non tutto, in parte
il corpo ancora; e con mirabil arte
con la speme il desir m’ha fatto buono.
     Or, lasso, alzo il pensier con l’alie e sprono5
me stesso in più sicura e nobil parte.
Le tuo promesse indarno delle carte
e del tuo onor, di che piango e ragiono,
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .