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(265) rime 125

l’un co’ la morte scherza,
né l’altra dar mi può qui pace intera.
I’ c’accordato m’era
col capo bianco e co’ molt’anni insieme,
già l’arra in man tene’ dell’altra vita,10
qual ne promette un ben contrito core.
Più perde chi men teme
nell’ultima partita,
fidando sé nel suo propio valore
contr’a l’usato ardore:15
s’a la memoria sol resta l’orecchio,
non giova, senza grazia, l’esser vecchio.


264

 
  Come portato ho già più tempo in seno
l’immagin, donna, del tuo volto impressa,
or che morte s’appressa,
con previlegio Amor ne stampi l’alma,
che del carcer terreno5
felice sie ’l dipor suo grieve salma.
Per procella o per calma
con tal segno sicura,
sie come croce contro a’ suo avversari;
e donde in ciel ti rubò la natura10
ritorni, norma agli angeli alti e chiari,
c’a rinnovar s’impari
là sù pel mondo un spirto in carne involto,
che dopo te gli resti il tuo bel volto.


265

 
  Per non s’avere a ripigliar da tanti
quell’insieme beltà che più non era,