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(241) | rime | 113 |
l’immagin viva in pietra alpestra e dura
che ’l suo fattor, che gli anni in cener riede?
La causa a l’effetto inclina e cede,5
onde dall’arte è vinta la natura.
I’ ’l so, che ’l pruovo in la bella scultura,
c’all’opra il tempo e morte non tien fede.
Dunche, posso ambo noi dar lunga vita
in qual sie modo, o di colore o sasso,10
di noi sembrando l’uno e l’altro volto;
sì che mill’anni dopo la partita,
quante voi bella fusti e quant’io lasso
si veggia, e com’amarvi i’ non fu’ stolto.
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Sol d’una pietra viva
l’arte vuol che qui viva
al par degli anni il volto di costei.
Che dovria il ciel di lei,
sendo mie questa, e quella suo fattura,5
non già mortal, ma diva,
non solo agli occhi mei?
E pur si parte e picciol tempo dura.
Dal lato destro è zoppa suo ventura,
s’un sasso resta e pur lei morte affretta.10
Chi ne farà vendetta?
Natura sol, se de’ suo nati sola
l’opra qui dura, e la suo ’l tempo invola.
241
Negli anni molti e nelle molte pruove,
cercando, il saggio al buon concetto arriva
d’un’immagine viva,