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112 rime (237)

     Né altrimenti in più rustiche carte,5
anz’una pronta man prenda ’l pennello,
fra ’ dotti ingegni il più accorto e bello
pruova e rivede, e suo storie comparte.
     Simil di me model di poca istima
mie parto fu, per cosa alta e perfetta10
da voi rinascer po’, donna alta e degna.
     Se ’l poco accresce, e ’l mie superchio lima
vostra mercé, qual penitenzia aspetta
mie fiero ardor, se mi gastiga e ’nsegna?


237

 
     Molto diletta al gusto intero e sano
l’opra della prim’arte, che n’assembra
i volti e gli atti, e con più vive membra,
di cera o terra o pietra un corp’ umano.
     Se po’ ’l tempo ingiurioso, aspro e villano5
la rompe o storce o del tutto dismembra,
la beltà che prim’era si rimembra,
e serba a miglior loco il piacer vano.


238

 
     Non è non degna l’alma che n’attende
etterna vita, in cui si posa e quieta,
per arricchir dell’unica moneta
che ’l ciel ne stampa, e qui natura spende.


239

 
     Com’esser, donna, può quel c’alcun vede
per lunga sperïenza, che più dura