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108 | rime | (227) |
227
Ripreso ha ’l divin Braccio il suo bel velo:
non è più qui, c’anz’al gran dì l’ha tolto
pietà di terra; che s’allor sepolto
fussi, lu’ sol sarie degno del cielo.
228
Se ’l mondo il corpo, e l’alma il ciel ne presta
per lungo tempo, il morto qui de’ Bracci
qual salute fie mai che ’l soddisfacci?
Di tanti anni e beltà creditor resta.
229
Occhi mie, siate certi
che ’l tempo passa e l’ora s’avvicina,
c’a le lacrime triste il passo serra.
Pietà vi tenga aperti,
mentre la mie divina5
donna si degna d’abitare in terra.
Se grazia il ciel disserra,
com’a’ beati suole,
questo mie vivo sole
se lassù torna e partesi da noi,10
che cosa arete qui da veder poi?
230
Perché tuo gran bellezze al mondo sièno
in donna più cortese e manco dura,