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(218) | rime | 105 |
215
A la terra la terra e l’alma al cielo
qui reso ha morte; a chi morto ancor m’ama
ha dato in guardia mie bellezza e fama,
ch’etterni in pietra il mie terrestre velo.
216
Qui serro il Braccio e suo beltà divina,
e come l’alma al corpo è forma e vita,
è quello a me dell’opra alta e gradita;
c’un bel coltello insegna tal vagina.
217
S’avvien come fenice mai rinnuovi
qui ’l bel volto de’ Bracci di più stima,
fie ben che ’l ben chi nol conosce prima
per alcun tempo il perda e po’ ’l ritruovi.
218
Col sol de’ Bracci il sol della natura,
per sempre estinto, qui lo chiudo e serro:
morte l’ancise senza spada o ferro,
c’un fior di verno picciol vento il fura.