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(7) rime 5

     E’ lombi entrati mi son nella peccia,
e fo del cul per contrapeso groppa,10
e’ passi senza gli occhi muovo invano.
     Dinanzi mi s’allunga la corteccia,
e per piegarsi adietro si ragroppa,
e tendomi com’arco sorïano.
                    Però fallace e strano15
surge il iudizio che la mente porta,
ché mal si tra’ per cerbottana torta.
                    La mia pittura morta
difendi orma’, Giovanni, e ’l mio onore,
non sendo in loco bon, né io pittore.20


6

 
     Signor, se vero è alcun proverbio antico,
questo è ben quel, che chi può mai non vuole.
Tu hai creduto a favole e parole
e premiato chi è del ver nimico.
     I’ sono e fui già tuo buon servo antico,5
a te son dato come e’ raggi al sole,
e del mie tempo non ti incresce o dole,
e men ti piaccio se più m’affatico.
     Già sperai ascender per la tua altezza,
e ’l giusto peso e la potente spada10
fussi al bisogno, e non la voce d’ecco.
     Ma ’l cielo è quel c’ogni virtù disprezza
locarla al mondo, se vuol c’altri vada
a prender frutto d’un arbor ch’è secco.


7

 
     Chi è quel che per forza a te mi mena,
oilmè, oilmè, oilmè,