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102 rime (202)


203

 
  De’ Bracci nacqui, e dopo ’l primo pianto,
picciol tempo il sol vider gli occhi mei.
Qui son per sempre; né per men vorrei,
s’i’ resto vivo in quel che m’amò tanto.


204

 
  Più che vivo non ero, morto sono
vivo e caro a chi morte oggi m’ha tolto;
se più c’averne copia or m’ama molto,
chi cresce per mancar, gli è ’l morir buono.


205

 
  Se morte ha di virtù qui ’l primo fiore
del mondo e di beltà, non bene aperto,
anzi tempo sepulto, i’ son ben certo
che più non si dorrà chi vecchio muore.


206

 
  Dal ciel fu la beltà mie diva e ’ntera,
e ’l corpo sol mortal dal padre mio.
Se morto è meco quel che ebbi d’Iddio
che dunche il mortal sol da morte spera?