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100 rime (195)


195

 
     — Se qui cent’anni t’han tolto due ore,
un lustro è forza che l’etterno inganni.
— No: che ’n un giorno è vissuto cent’anni
colui che ’n quello il tutto impara e muore.


196

 
     Gran ventura qui morto esser mi veggio:
tal dota ebbi dal cielo, anzi che veglio;
ché, non possendo al mondo darmi meglio,
ogni altro che la morte era ’l mie peggio.


197

 
     La carne terra, e qui l’ossa mie, prive
de’ lor begli occhi e del leggiadro aspetto,
fan fede a quel ch’i’ fu’ grazia e diletto
in che carcer quaggiù l’anima vive.


198

 
     Se fussin, perch’i’ viva un’altra volta,
gli altru’ pianti a quest’ossa carne e sangue,
sarie spietato per pietà chi langue
per rilegar lor l’alma in ciel disciolta.