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(194) | rime | 99 |
se da fragile spoglia10
fuor di miseria in vera pace è giunto
de l’ultim’ora o punto.
Tant’esser de’ dell’amico ’l desio,
quante men val fruir terra che Dio.
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A pena prima aperti gli vidd’io
i suo begli occhi in questa fragil vita,
che, chiusi el dì dell’ultima partita,
gli aperse in cielo a contemplare Dio.
Conosco e piango, e non fu l’error mio,5
col cor sì tardi a lor beltà gradita,
ma di morte anzi tempo, ond’è sparita
a voi non già, m’al mie ’rdente desio.
Dunche, Luigi, a far l’unica forma
di Cecchin, di ch’i’ parlo, in pietra viva10
etterna, or ch’è già terra qui tra noi,
se l’un nell’altro amante si trasforma,
po’ che sanz’essa l’arte non v’arriva,
convien che per far lui ritragga voi.
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Qui vuol mie sorte c’anzi tempo i’ dorma,
né son già morto; e ben c’albergo cangi,
resto in te vivo, c’or mi vedi e piangi,
se l’un nell’altro amante si trasforma.