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94 | rime | (176) |
del mal passato, a peggio mi traporti.
Se ne’ vecchi men vali,5
campar dovria, se non fa’ guerra a’ morti.
S’a l’arco l’alie porti
contra me zoppo e nudo,
con gli occhi per insegna,
c’ancidon più ch’e’ tuo più feri dardi,10
chi fia che mi conforti?
Elmo non già né scudo,
ma sol quel che mi segna
d’onor, perdendo, e biasmo a te, se m’ardi.
Debile vecchio, è tardi15
la fuga e lenta, ov’è posto ’l mie scampo;
e chi vince a fuggir, non resti in campo.
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Mestier non era all’alma tuo beltate
legar me vinto con alcuna corda;
ché, se ben mi ricorda,
sol d’uno sguardo fui prigione e preda:
c’alle gran doglie usate5
forz’è c’un debil cor subito ceda.
Ma chi fie ma’ che ’l creda,
preso da’ tuo begli occhi in brevi giorni,
un legno secco e arso verde torni?
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In noi vive e qui giace la divina
beltà da morte anz’il suo tempo offesa.
Se con la dritta man face’ difesa,
campava. Onde nol fe’? Ch’era mancina.