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dialogo terzo 85

la virtù de la luce venghi a comunicar altrettanto di virtù di calore. Ma a noi non consta, che una cosa per tanto ch’è lucida, sii calda; perchè veggiamo a presso di noi molte cose lucide, ma non calde. Or per tornare a Nundinio, ecco che comincia a mostrar i denti, allargar le mascelle, stringer gli occhi, rugar le ciglia, aprir le narici, e mandar un crocito di cappone per la calla del polmone, a ciò che con questo riso li circostanti stimassero, che lui la intendeva bene, lui aveva ragione, e quell’altro dicea cose ridicole.

Fru. E che sia il vero vedere, come lui, se ne rideva?

Teo. Questo accade a quello, che dona confetti a porci. Dimandato, perchè ridesse? rispose, che questo dire ed imaginarsi, che siino altre terre, che abbino medesme proprietà ed accidenti, è stato tolto da le vere narrazioni di Luciano. Rispose il Nolano, che se, quando Luciano disse la luna essere un’altra terra così abitata e colta, come questa, venne a dirlo, per burlarsi di que’ filosofi, che affermorno essere molte terre (e particolarmente la luna, la cui similitudine con questo nostro globo è tanto più sensibile, quanto è più vicina a noi) lui non ebbe ragione, ma mostrò essere ne la comune ignoranza e cecità; perchè se ben consideriamo, trovaremo la terra e tanti altri corpi, che son chiamati astri, membri principali de l’universo, come danno la vita e nutrimento a le cose, che da quelli togliono la materia, ed a’ medesmi la restituiscano, così e molto maggiormente hanno la vita in sè, per la quale con una ordinata e natural volontà da intrinseco principio si muovono a le cose, e per li spazii convenienti ad essi. E non sono altri motori estrinseci, che col muovere fantas-