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82 | la cena delle ceneri |
noi, che veggiamo un corpo aereo, etereo, spirituale, liquido, capace loco di moto e di quiete, sino immenso ed infinito, — il che dobbiam affermare almeno, perchè non veggiamo fine alcuno sensibilmente nè razionalmente, — sappiamo certo, che, essendo effetto e principiato da una causa infinita e principio infinito, deve secondo la capacità sua corporale
e modo suo essere infinitamente infinito. E son certo che non solamente a Nundinio, ma ancora a tutti, i quali sono professori de l’intendere, non è possibile giammai di trovar ragione semiprobabile, per la quale sia margine di questo universo corporale, e per conseguenza ancora gli astri, che nel suo spazio si contengono, siino di numero finito: ed oltre essere naturalmente determinato centro e mezzo di quello.
Smi. Or Nundinio aggiunse qualche cosa a questo; apportò qualche argomento, o verisimilitudine, per inferire, che l’universo prima sii finito; secondo, che abbia la terra per suo mezzo; terzo, che questo mezzo sii in tutto e per tutto immobile di moto locale.
Teo. Nundinio, come colui, che quello, che dice, lo dice per una fede e per una consuetudine, e quello, che niega, lo niega per una dissuetuidine e novità, come è ordinario di que’, che poco considerano e non sono superiori alle proprie azioni, tanto razionali, quanto naturali, rimase stupido ed attonito, come quello, a cui di repente appare nuovo fantasma,
Come quello poi, che era alquanto più discreto e men borioso e maligno, ch’il suo compagno, tacque e non aggiunse parole, ove non posseva aggiungere ragioni.
Fru. Non è così il dottor Torquato, il quale o a