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80 | la cena delle ceneri |
sivi qualche cosa circa questo; essendo che stimai, molte essere terre simili a questa, anzi innumerabili, e mi ricordo d’aver visto il Cusano, di cui il giudizio so che non riprovate, il quale vuole, che anco il sole abbia parti dissimilari, come la luna e la terra; per il che dice, che, se attentamente fissaremo l’occhio al corpo di quello, vedremo in mezzo di quel splendore più circonferenziale, che altrimenti, aver notabilissima opacità.
Teo. Da lui divinamente detto ed inteso, e da voi assai lodabilmente applicato! Se mi ricordo, io ancor poco fa dissi, che, per tanto che il corpo opaco perde facilmente il diametro, il lucido difficilmente avviene, che per la lontananza s’annulla e svanisce l’apparenza de l’oscuro; e quella de l’illuminato diafano, o d’altra maniera lucido, si fa come ad unire; e di quelle parti lucide disperse si forma una visibile continua luce. Però, se la luna fusse più lontana, non eclissarebbe il sole, e facilmente potrà ogni uomo, che sa, considerare in queste cose, che quella più lontana sarebbe anco più luminosa; ne la quale se noi fussimo, non sarebbe più luminosa a gli occhi nostri: come, essendo in questa terra, non veggiamo quel suo lume, che porge a quei, che sono ne la luna, il quale forse è maggior di quello, che lei ne rende per i raggi del sole nel suo liquido cristallo diffusi. De la luce particolare del sole non so per il presente, se si debba giudicar secondo il medesmo modo, o altro. Or vedete, sin quanto siamo trascorsi da quella occasione; mi par tempo di rivenire a l’altre parti del
nostro proposito.
Smi. Sarà bene d’intendere l’altre pretensioni, le quali lui ha possute apportare.