Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
dialogo terzo | 79 |
non essendo il lor diametro svanito, come quello di non lucido, o men luminoso corpo tramezzante. Concludesi dunque, che un corpo maggiore, il quale è più atto a perdere il suo diametro, ben che stia per linea rettissima al mezzo, non impedirà la prospettiva di dui corpi quanto si voglia minori, pur che serbino il diametro de la sua visibilità, il quale nel più gran corpo è perso. Qua per disrozzir uno ingegno non troppo sollevato, a fin che possa facilmente introdursi a comprendere l’apportata ragione, e per ammollar al possibile la dura apprensione, fategli esperimentare, che, avendosi posto un stecco vicino a l’occhio, la sua vista sarà di lutto impedita a veder il lume della candela posta in certa distanza: al qual lume quanto più si viene accostando il stecco, allontanandosi da l’occhio, tanto meno impedirà de la veduta, sin tanto che, essendo sì vicino, e giunto al lume, come prima già era vicino e giunto a l’occhio, non impedirà forse tanto, quanto il stecco è largo. Or giungi a questo, che ivi rimagna il stecco, ed il lume altre tanto si discosti; verrà il stecco ad impedir molto meno. Così più e più aumentando la equidistanza de l’occhio e del lume dal stecco, al fine senza sensibilità alcuna del stecco vedrai il lume solo. Considerato questo, facilmente quanto si voglia grosso intelletto potrà essere introdutto ad intendere quel che poco avanti è detto.
Smi. Mi par, quanto al proposito, mi debba molto essere satisfatto; ma mi rimane ancora una confusione ne la mente, quanto a quel che prima dicesti: come noi, alzandoci da la terra e perdendo la vista dell’orizonte, di cui il diametro sempre più e più si va attenuando, vedreimo questo corpo essere una stella. Vorrei, che a quel tanto, ch’avete detto, aggiunges-