disse alcuni, de’ quali lui può esser uno — «essendo già divolgata la fama de le nuove supposizioni di questa opera, che vuole, la terra esser mobile, ed il sole starsi saldo e fisso in mezzo de l’universo, non si sentano fortemente offesi, stimando, che questo sia un principio per ponere in confusione l’arti liberali già tanto bene ed in tanto tempo poste in ordine. Ma se costoro vogliono meglio considerar la cosa, trovaranno, che questo autore non è degno di riprensione; perchè è proprio a gli astronomi raccorre
diligente - ed artificiosamente l’istoria de’ moti celesti,
non possendo poi per ragione alcuna trovar le vere cause di quelli, li è lecito di fingersene e formarsene a sua posta per principii di geometria, mediante i quali tanto per il passato, quanto per avvenire si possano calculare; onde non solamente non è necessario, che le supposizioni siino vere, ma nè anco verisimili. Tali denno esser stimate l’ipotesi di questo
uomo, eccetto se fusse qualcuno tanto ignorante de l’ottica e geometria, che creda, che la distanza di quaranta gradi e più, la quale acquista Venere discostandosi dal sole, or da l’una, or da l’altra parte, sii cagionata dal movimento suo ne l’epiciclo; il che, se fusse vero, chi è sì cieco, che non veda quel che ne seguirebbe contra ogni esperienza, che il diametro de la stella apparerebbe quattro volte, ed il corpo de la stella più di sedici volte più grande, quando è vicinissima de l’apposito de l’auge, che quando è lontanissima, dove si dice essere in auge? Vi sono ancora d’altre supposizioni non meno inconvenienti, che questa, quali non è necessario riferire.» E conclude al fine: «Lasciamoci dunque prendere il tesoro di queste supposizioni, solamente
per la facilità mirabile ed artificiosa del computo;