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dialogo secondo | 59 |
doi Ganimedi, que’ bei gemelli garzoni? Considerate dunque, quale e quanta sia cotal razza di persone, che tengono il primato altrove, che dentro un’arca infracidita!
Fru. Certo non saprei trovar differenza alcuna tra
costoro e quel geno d’animali, eccetto che quelli urtano di testa, ed essi urtano di spalla ancora. Ma lasciate queste disgressioni, e tornate al proposito di quel ch’avvenne in questo residuo del viaggio, in questa sera!
Teo. Or dopo ch’il Nolano ebbe riscosse da venti in circa di queste spuntonate, particolarmente a la piramide vicina al palazzo in mezzo di tre strade, ne si ferno incontro sei galantuomini, de’ quali uno gli ne diè una sì gentile, gorda, che sola possea passar per dieci, e gli ne fé’ donar un’altra al muro che possea certo valer per altre dieci. Il Nolano disse; Thank ye, master! Credo, che lo ringraziasse, perchè gli diè di spalla, e non di quella punta, ch’è posta per centro del brocchiero, o per cimiero de
la testa.
Teo. Questa fu l’ultima burrasca; perchè poco oltre per la grazia di San Fortunio, dopo aver discorsi sì mal triti sentieri, passati sì dubbiosi divertigli, varcati sì rapidi fiumi, tralasciati sì arenosi lidi, superati sì limosi fanghi, spaccati sì turbidi pantani, vesligate sì pietrose lave, trascorse sì lubriche strade, intoppato in sì ruvidi sassi, urlato in sì perigliosi scogli, giunsimo per grazia del cielo vivi al porto, i. e. a la porta, la quale subito toccata ne fu aperta. Entrammo, trovammo a basso di molti e diversi personaggi, e molti servitori, i quali, senza cessar, senza chinar la testa, e senza segno alcun di riverenza, mostrandone spregiar con la sua gesta,