sappia, quanto san far il Cesare, l’Annibale, l’Ettore ed un bue, che urta ancora. Non fanno solamente, come l’asino, il quale, massimamente quando è carco, si contenta del suo diritto cammino per il filo, d’onde se tu non ti muovi, non si moverà anco lui e converrà che o tu a esso, o esso a te doni la scossa: ma fanno come questi, che portan l’acqua, che se
tu non stai in cervello, ti faran sentir la punta di quel naso di ferro, che sta a la bocca de la giarra. Così fanno ancora color che portan birra ed ala, i quali, facendo il corso suo, se per sua innavvertenza ti si avventaranno sopra, ti faran sentir l’empito de la carca, che portano, e che non solamente son possenti a portar su le spalle, ma ancora a buttar una casa inante e tirar, se fusse un carro, ancora.
Questi particolari per l’autorità, che tengono in quel caso, che portano la soma, son degni d’escusazione, perchè hanno più del cavallo, mulo ed asino, che de l’uomo; ma accuso tutti gli altri, li quali hanno un pochettino del razionale, e sono più
che li predetti, ad imagine e similitudine de l’uomo: ed in luogo di donarti il buon giorno, o buona sera, dopo averti fatto un grazioso volto, come ti conoscessero e ti volessero salutare, ti verranno a donar una scossa bestiale. Accuso, dico, quelli altri, i quali tal volta fingendo di fuggire, o voler perseguitare alcuno, o correre a qualche negozio necessario, si spiccano da dentro una bottega, e con quella furia ti verranno da dietro o da costa a donar quella spinta,
che può donar un toro, quando è stizzato, come, pochi mesi fa, accadde ad un povero M. Alessandro Citolino, al quale in cotal modo, con riso e piacer di tutta la piazza, fu rotto e fracassato un braccio; al che volendo poi provedere il magistrato, non trovò