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dialogo secondo | 53 |
manifesto il molto illustre ed eccellente cavaliero, signor Filippo Sidneo, di cui il tersissimo ingegno, oltre i lodatissimi costumi, è si raro e singolare, che difficilmente tra i singolarissimi e rarissimi, tanto fuori, quanto dentro Italia, ne trovarete un simile. — Ma a proposito importunissimamente ne si mette avanti gli occhi una gran parte de la plebe, la quale è una si fatta sentina, che, se non fusse ben ben suppressa da gli altri, mandarebbe tal puzza
e si mal fumo, che verrebbe ad offuscar tanto il nome di tutta la plebe intiera, che potrebbe vantarsi l’Inghilterra d’aver una plebe, la quale in essere irrispettevole, incivile, rozza, rustica, salvatica e male allevata non cede ad altra, che pascer possa la terra nel suo seno. Or messi da canto molti soggetti, che sono in quella degni di qualsivoglia onore, grado e nobiltà, eccovi proposta avanti gli occhi un’altra parte, che quando vede un forastiero, sembra per dio tanti lupi, tanti orsi, che con suo torvo aspetto gli fanno quel viso, che saprebbe far un porco ad un, che venisse a torgli il tinello davanti. Questa ignobilissima porzione, per quanto appartiene al proposito, è divisa in due specie. —
Pru. Omnis divisio debet esse bimembris, vel
reducibilis ad bimembrem.
Teo. De le quali l’una è d’artigiani e bottegari, che, conoscendoti in qualche foggia forastiero, ti torcono il muso, ti ridono, ti ghignano, ti peteggiano con la bocca, ti chiamano in suo linguaggio cane, traditore, straniero; e questo a presso loro è un titolo ingiuriosissimo, e che rende il supposito capace a ricevere tutti i torti del mondo, sia pur quanto si voglia uomo giovane o vecchio, togato o armato, nobile o gentiluomo. Or qua se per mala