stentiil globo d’una generale ed intiera monarchia. Non hai materia di parlar di tanto maturo, discreto e provido consiglio, con il quale quell’animo eroico già venticinque anni e più col cenno de gli occhi suoi nel centro de le burrasche d’un mare d’avversità ha fatto trionfar la pace e la quiete, mantenutasi salda in tanto gagliardi flutti e tumide onde di sì varie tempeste, con le quali a tutta possa le ha fatto impeto quest’orgoglioso e pazzo oceano, che da
tutti contorni la circonda. Quivi, ben ch’io come particolare non li conosca, nè abbia pensiero di conoscerli, odo tanto nominar gl’illustrissimi ed eccellentissimi cavalieri, un gran tesorier del regno, e Roberto Dudleo, Conte di Licestra, la generosissima umanità de’quali è tanto conosciuta dal mondo, nominata insieme con la fama de la regina e regno, tanto predicata ne le vicine province, come quella, ch’accoglie con particolar favore ogni sorte di forastiero, che non si rende al tutto incapace di grazia ed ossequio. Questi insieme con l’eccellentissimo signor Francesco Walsingame, gran secretario del regio consiglio, come quelli, che siedono vicini al sole del regio splendore, con la luce de la lor gran civiltade son sufficienti a spegnere ed annullar l’oscurità, e con il caldo de l’amorevol cortesia disrozzir e purgare qualsivoglia rudezza e rusticità, che ritrovar si possa non solo tra i Britanni, ma anco tra i Sciti, Arabi, Tartari, Cannibali ed Antropofagi. Non ti viene a proposito di riferire l’onesta conversazione, civiltà e buona creanza di molti cavalieri, e molto nobili personaggi del regno, tra’ quali è tanto conosciuto, ed a noi particolarissimamente, per fama prima, quando eravamo in Milano ed in Francia, e poi per esperienza, or che siamo ne la sua patria,