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34 | la cena de le ceneri |
dubitar ed interrogar a proposito, e con gli ordini che si convengono, se non ha udito prima. Non potrà mai esser buono inquisitore e giudice del caso, se prima non s’è informato del negozio. Però, dove la dottrina va per i suoi gradi procedendo da posti e confirmati principii e fondamenti all’edificio e perfezione di cose, che per quella si possono ritrovare, l’auditore deve essere taciturno e, prima d’aver tutto udito ed inteso, credere, che con il progresso della dottrina cessaranno tutte difficultadi. Altra consuetudine hanno gli Efetici e Pirroni, i quali, facendo professione, che cosa alcuna non si possa sapere, sempre vanno dimandando e cercando, per non ritrovar giammai. Non meno infelici ingegni son quei, che anco di cose chiarissime vogliono disputare, facendo la maggior perdita di tempo, che imaginar si possa; e quei, che per parer dotti, e per altre indegne occasioni, non vogliono insegnare, nè imparare, ma solamente contendere ed oppugnar il vero.
Smi. Mi occorre un scrupolo circa quel che avete detto, che, essendo una innumerabil moltitudine di quei, che presumono di sapere e si stimano degni d’essere costantemente uditi, come vedete che per tutto le università ed academie son piene di questi Aristarchi, che non cederebbono un zero a l’altitonante Giove, sotto i quali quei, che studiano, non aranno al fine guadagnato altro, ch’esser promossi da non sapere, ch’è una privazione della verità, a pensarsi e credersi di sapere, ch’è una pazzia ed abito di falsità. Vedi dunque, che cosa han guadagnato questi uditori! Tolti dalla ignoranza di semplice negazione son messi in quella di mala disposizione, come la dicono. Ora chi mi farà sicuro, che, facendo io tanto dispendio di tempo e di fatica, e d’occasione