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28 | la cena de le ceneri |
Teo. Questo è prudentissimamente detto in proposito del convitto e reggimento comune, e pratica della civile conversazione: ma non già in proposito della cognizione della verità e regola di contemplazione, per cui disse il medesmo saggio:
Disce, sed a doctis; indoctos ipse doceto!
È anco quel che tu dici, in proposito di dottrina espediente a molti; e però è consiglio, che riguarda la moltitudine: perchè non fa per le spalle di qualsivoglia questa soma, ma per quelli, che possono portarla, come il Nolano, o al meno muoverla verso il suo termine, senza incorrere difficoltà disconveniente, come il Copernico ha possuto fare. Oltre, color ch'hanno la possessione di questa verità, non denno ad ogni sorte di persona comunicarla, se non vogliono lavar, come si dice, il capo a l’asino, se non vuolen vedere quel che san far i porci a le perle, e raccogliere que’ frutti del suo studio e fatica, che suole produrre la temeraria e sciocca ignoranza, insieme con la presunzione ed inciviltà, la quale è sua perpetua e fida compagna. Di que’ dunque indotti possiamo esser maestri, e di quei ciechi illuminatori, che non per inabilità di naturale impotenza, o per privazion d’ingegno e disciplina, ma sol per non avvertire, e non considerare, son chiamati orbi: il che avviene per la privazion de l'atto solo, e non de la facultà ancora. Di questi sono alcuni tanto maligni e scelerati, che per una certa neghittosa invidia si adirano ed Gorgogliano contra colui, che par loro voglia insegnare, essendo, come son creduti e, quel ch'è peggio, si credono dotti e dottori, ardisca mostrar saper quel che essi non sanno; quali vederete infocar e rabbiarsi.