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dialogo quinto 137

no, secondo Tolomeo ne la terza dizione de l’Almagesto, cinquanta nove minuti, otto secondi, diciasette terzi, tredici quarti, dodici quinti, trenta un sesti; secondo Alfonso, cinquanta nove minuti, otto secondi, ondici terzi, trenta sette quarti, dicianove quinti, tredici sesti, cinquanta sei settimi; secondo Copernico, cinquanta nove minuti, otto secondi, ondici terzi. Il terzo moto si prende da quel, che par, che l’ottava spera secondo l’ordine de’ segni, a l’incontro del moto diurno, sopra i poli del zodiaco, si muove sì tardi, che in ducento anni non si muove più che un grado, e venti otto minuti; di modo che in quaranta nove milia anni vien a compir il circolo, il principio del qual moto attribuiscono ad una nona spera. Il quarto moto si prende da la trepidazione, accesso e recesso, che dicono far l’ottava spera, sopra dui circoli equali, che fingono ne la concavità de la nona spera, sopra i principii de l’ariete, e libra del suo zodiaco. Si prende da quel, che veggono, esser necessario, che l’eclittica de l’ottava spera non sempre s’intenda intersecare l’equinoziale ne’ medesmi punti, ma tal volta essere nel capo d’ariete, tal volta oltre quello da l’una e l’altra parte de l’eclittica; da quel, che veggono, le grandissime declinazioni del zodiaco non esser sempre medesme; onde necessariamente seguita, che gli equinozii e solstizii continuamente si variino, come effettualmente è stato da molto tempo visto. Considerate, che, quantunque diciamo, quattro essere questi moti, nulla di meno è da notar, che tutti concorrono in un composto. Secondo, che, ben che li chiamiamo circulari, nullo però di quelli è veramente circulare. Terzo, che, ben che molti si siino affaticati di trovar la vera regola di tai moti, l’han fatto, e quei che s’affatica-