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dialogo quinto 133

sopra tutte le parti de la terra, ne la quale ogni cosa ha la rinovazione; e volendo apportar la causa di questo, dice: propter solem et circumlationem. Or perchè non dice: propter solis circulationem? Perchè era determinato a presso lui, e conceduto appo tutti filosofi de’ suoi tempi e di suo umore, che il sole con il suo moto non possea cagionar questa diversità; perchè in quanto che l’eclittica declina da l’equinoziale, il sole eternamente versava tra i doi punti tropici; e però esser impossibile di esser scaldata altra parte di terra, ma eternamente le zone ed i climi essere in medesma disposizione. Perchè non disse: per circolazione d’altri pianeti? Perchè era determinato già, che tutti quelli, se pur alcuni per qualche poco non trapassano, si muovono sol per quanto è la latitudine del zodiaco detto trito cammino de gli erranti. Perchè non disse: per circolazione del primo mobile? Perchè non conosceva altro moto, che il diurno, ed era a’ suoi tempi un poco di suspizione d’un moto di ritardazione, simile a quello di pianeti. Perchè non disse: per la circolazion del cielo? Perchè non possea dire, come e quale ella potesse essere. Perchè non disse: per la circolazion de la terra? Perchè avea quasi come un principio supposto, che la terra è immobile. Perchè dunque lo disse? Forzato da la verità, la quale per gli effetti naturali si fa udire. Resta dunque, che sia dal sole e dal moto. Dal sole, dico, perchè lui è quell’unico, che diffonde e comunica la virtù vitale; dal moto ancora, perchè, se non si movesse o lui a gli altri corpi, o gli altri corpi a lui, come potrebbe ricever quel, che non ha, o donar quel, che ha? È dunque necessario, che sia il moto, e questo di tal sorte, che non sia parziale, ma con quella ragione,