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dialogo quinto 127

pigro, la fiamma ed esalazione velocissimamente, e però quello, ch’è più simile al foco, si vede molto più mobile, che quell’aria, ch’è simigliante più a la terra.

Teo. La cagione è, che il fuoco più si forza di fuggire da questa regione, la qual è più connaturale al corpo di contraria qualità. Come se l’acqua, o il vapore si ritrovasse ne la regione del foco, o loco simile a quella, con più velocità fuggirebbe, che la esalazione, la quale ha con lui certa participazione e connaturalità maggiore, che contrarietà o differenza. Bastivi di tener questo! perchè de la intenzione del Nolano non trovo determinazione alcuna circa il moto, o quiete del sole. Quel moto dunque, che veggiamo ne la fiamma, ch’è ritenuta e contenuta ne le concavità de le fornaci, procede da quel, che la virtù del foco perseguita, accende, altera e trasmuta l’aria vaporosa, de la quale vuole aumentarsi e nodrirsi, e quell’altra si ritira e fugge il nemico del suo essere e la sua corruzione.

Smi. Avete detto l’aria vaporosa: che direste de l’aria pura e semplice?

Teo. Quella non è più soggetta di calore, che di freddo; non è più capace e ricetto di umore, quando viene inspissata dal freddo, che di vapore ed esalazione, quando viene attenuata l’acqua dal caldo.

Smi. Essendo che ne la natura non è cosa senza providenza e senza causa finale, vorrei di nuovo saper da voi, perchè per quel ch’avete detto, ciò si può perfettamente comprendere, per qual causa è il moto locale de la terra?

Teo. La cagione di cotal moto è la rinovazione e rinascenza di questo corpo, il quale secondo la medesma disposizione non può essere perpetuo, come